Ma andare dallo psicologo, significa essere deboli?

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Ma andare dallo psicologo, significa essere deboli? Rimini

Riguardo allo psicologo e al rivolgersi allo stesso ci sono molte credenze, spesso negative.
Alcuni credono che lo psicologo sia una sorta di stregone o mago che “ti legge dentro la testa”, altri che sia un solo ciarlatano che ti vuole spillare dei soldi e lo psicologo non serve a niente.
Ognuno è libero di credere ciò che vuole, ma su alcune cose è importante fare chiarezza.

Spesso mi sento dire e chiedere se l'andare dallo psicologo sia segno di debolezza.
In genere sono solita rispondere chiedendo a mia volta “ma se tu hai mal di denti, e vai dal dentista, è perché sei debole?”, o ancora, “se ti sei rotto un braccio e vai a farti fare il gesso, è perché sei debole?”.

Nonostante siamo nel ventunesimo secolo, ormai da quasi un ventennio, per molti è ancora difficile comprendere che siamo fatti di carne, ossa, sangue e psiche e ciascuna di queste parti può ammalarsi.

Il pregiudizio legato alle sofferenze della psiche, o dell'anima, è ancora molto forte. Taluni piuttosto che andare dallo psicologo preferiscono rivolgersi al prete, o alle veggenti perché possano predire loro il futuro e togliere qualunque “negatività” dandogli la “pozione” giusta. O ci sono persone che bastano totalmente a se stesse e non si sognerebbero mai di chiedere aiuto a qualcuno. Nessuno meglio di loro stessi sa cosa serve loro per stare bene.

Nulla di male in tutto ciò, ci mancherebbe, ognuno è libero di seguire la strada che preferisce nella ricerca del proprio benessere.

Però... per quanto tempo possiamo tollerare un dolore? Per quanti giorni, ad esempio, ci teniamo un mal di testa senza fare nulla perché passi? Per quanto tempo possiamo camminare se abbiamo un piede rotto? Per quanto tempo siamo disposti a sopportare una tristezza di pece che ci impedisce di vivere? O ancora, per quanto tempo siamo disposti a vivere paralizzati dalla paura? Per quanto tempo possiamo tollerare di sentire e vedere che la nostra vita non progredisce come quella degli altri?

Quale differenza c'è tra ammalarci “di cuore” o ammalarci “di anima”? Non esistono malattie, sofferenze di serie a e altre di serie b. Un problema cardiaco limita la nostra vita tanto quanto un male psichico, come la depressione per esempio, e viceversa.
Anzi molto più spesso di quanto si immagini la nostra salute psichica condiziona notevolmente la nostra salute fisica. Come a dire che se la nostra “testa” soffre il nostro corpo ne risente.

Dallo psicologo ci vanno i matti

Chissà perché sembra che andare dallo psicologo sia qualcosa che spaventi... “No, lo psicologo non fa per me, quella è roba da matti”.

Cosa significa essere matti? Qual è la vergogna dell'essere ammalati, sofferenti, che la nostra malattia sia ortopedica, dermatologica, ematica o psichica..., come se potessimo scegliere ciò di cui soffrire.

Se stiamo male, stiamo male, e dobbiamo poter fare qualcosa per curarci.

Rivolgersi allo psicologo significa essere consapevoli che qualcosa ci impedisce di vivere al meglio di come potremmo e vorremmo. Significa “avere cura” di se stessi.
Così come abbiamo cura di noi nel tenere sotto controllo altri valori della nostra salute (per esempio controlliamo la pressione, facciamo ciclici esami del sangue) oppure abbiamo cura del nostro benessere (andiamo ad esempio dall'estetista, in palestra) o coltiviamo un hobby, una passione. Insomma tutte cose che aiutano il buon vivere e ci aiutano a stare meglio, a stare bene.

Rivolgersi allo psicologo ha a che fare con il prenderci cura di noi, con il darci la possibilità di vivere meglio, di vivere bene.

Psicoterapia: un investimento su sé stessi

A parità di effetto curativo, terapeutico, certo essere in psicoterapia non è uguale ad essere sotto cura di un cardiologo o un ortopedico.

Da questi specialisti ci si va una, due volte o diverse volte in situazioni più critiche. Dallo psicoterapeuta invece si va molte più volte.

Andare in psicoterapia è vero è impegnativo: richiede tempo, denaro e fatica. Tale impegno però è un investimento a tutti gli effetti su di sé. Nulla è più redditizio, in termini di prospettive e opportunità di soddisfazioni che lavorare su di sé per mettere a frutto le risorse interiori di cui disponiamo.

Tu sei il solo, vero e unico “capitale” di cui disponi, o almeno l'unico che conti.

Andare dallo psicologo non è un segno di debolezza, tutt'altro è un segno di forza e di coraggio. Esplorare parti di sé, affrontare le parti più sofferenti, spesso molto ben nascoste, confrontarci con quello che siamo, con quello che ci fa star male e lavorare per cambiare richiede veramente coraggio.

Prendersi cura di sé è un atto di responsabilità verso sé stessi.

Magari dallo psicologo ci vado così mi dà la soluzione

Nel lavoro psicoterapeutico psicologo e paziente lavorano a braccetto, ciascuno si rimbocca le maniche. Lo psicologo non può e non deve sostituirsi al paziente nell'affrontare delle scelte, non dispensa consigli (come magari può ed è giusto che faccia un prete) o dà soluzioni o prescrizioni magiche (come può fare una veggente e/o cartomante).

Lo psicologo lavora insieme al paziente ma non al posto suo, lo mette in condizione di fare i passi necessari a comprendere e risolvere la propria sofferenza, trovando dentro sé quanto gli occorre per dare un senso al proprio dolore, e le risorse per poterlo quindi poi elaborare, metabolizzare e infine risolvere.

Lo psicologo legge nella testa

Lo psicologo non è un mago, né un indovino né ha la palla di vetro, se il paziente non ci mette del suo, raccontando le proprie afflizioni, la propria storia, lo psicologo non può comprenderlo e aiutare “tirando a caso”, tentando di indovinare.

Certo lo psicologo per inclinazione, per formazione e per esperienza può intuire e cogliere aspetti della persona che magari essa stessa ignora.

La psicoterapia però è sempre è un lavoro di squadra, psicologo e paziente sono alleati per il raggiungimento di un obiettivo comune: il miglior vivere possibile del paziente.

Ma ognuno “deve” fare la sua parte: il paziente lavora per sé “raccontandosi”, mettendosi in gioco, lo psicologo lavora per e con il paziente aiutandolo a trasformare la sua esperienza di dolore.
Per fare questo lo psicologo non usa chissà quali strani attrezzi né impiega chissà quali magheggi.

Gli strumenti dello psicologo sono la parola, il pensiero (inteso come riflessione condivisa), grazie ai quali aiuta il paziente a collocare in una dimensione di senso i propri vissuti di sofferenza, e la capacità di creare una relazione “comoda” per entrambi.

La psicoterapia può essere anche lunga ed è necessario lavorare sentendosi a proprio agio, comodi appunto.

Se senti di essere stanco di sopportare il dolore che ti affligge, contatta la dr.ssa Guerra, per fissare un primo colloquio nel suo studio a Rimini, per comprendere insieme di cosa è fatta la tua sofferenza e come poterla affrontare e superare.

Dr.ssa Debora Guerra
Psicologo Psicoterapeuta Rimini

Dr.ssa Debora Guerra
Psicologa e Psicoterapeuta Rimini

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