Attacco di Panico Rimini

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La Fifa Blu: quell'istante interminabile in cui ero convinta di morire

Attaco di panico Rimini

"Dottoressa è successo tutto all'improvviso, ero in fila al supermercato e ad un certo punto il cuore ha iniziato a martellarmi in petto, la testa mi girava, sudavo freddo e facevo molta fatica a respirare. Ero convinta di stare per morire. Sono riuscita a chiedere aiuto prima di svenire, poi mi sono ritrovata su un'ambulanza e via al pronto soccorso. Temevo avessi avuto un ictus o un infarto. Il medico mi ha poi detto che il mio cuore e il mio cervello stanno benissimo, ho semplicemente avuto un attacco di panico. “Semplicemente...” non vedo cosa ci sia di semplice nel sentire che stai per morire!?! Quello è stato il primo attacco, da allora Dottoressa la mia vita è molto cambiata, è diventata un inferno, vivo nel terrore che torni, non ho più il coraggio di uscire da sola, devo sempre avere qualcuno che mi accompagni perché se sto male possa aiutarmi".

È così che Blu (nome di fantasia a tutela della privacy) nel corso della nostra prima seduta mi racconta la sua prima crisi di panico. La sua mente da allora è prigioniera del panico nelle diverse forme in cui si presenta: sia quella che anticipa la possibilità che il panico la colga, il terrore che il panico possa tornare la immobilizza (non riesce più ad uscire di casa); sia quella in cui il panico si materializza all'improvviso, irrompe e la travolge, invadendo la sua mente fino all'estremo (svenimento).

Attacco di panico: che cos'è

L'attacco di panico è un'espressione di ansia portata agli estremi. La paura “fa novanta”. È un'esperienza estremamente angosciante e disorientante, all'improvviso la persona è letteralmente sopraffatta da un sentimento violento di paura, l'angoscia. Sente di non aver più alcun controllo sulla propria mente (in cui pensieri e immagini catastrofiche di morte imminente si susseguono a raffica) e sul proprio corpo (il fiato si strozza in gola, il cuore schizza in petto, le vertigini fanno barcollare, le gambe tremano).

Altri modi in cui il panico prende forma nei pensieri e nel corpo sono:

  • paura di impazzire
  • disorientamento, stordimento, sbigottimento (non si capisce bene dove ci si trovi, o che stia accadendo proprio a noi)
  • disturbi allo stomaco e/o all'intestino
  • sensazione di pesantezza e/o oppressione all'altezza del petto
  • formicolii estesi a gambe e/o braccia, mani
  • vampate improvvise di calore o di gelo
  • brividi
  • aumento della sudorazione
  • capogiri

Dopo il primo attacco spesso si resta imprigionati nel timore che l'attacco ritorni, e la paura stessa che il panico ritorni è talmente forte da aver “paura della paura stessa”. In chi ha vissuto il primo attacco di panico spesso sedimentano sentimenti di vergogna, imbarazzo. Spesso sentono di non essere capiti dagli altri.

Gli attacchi possono manifestarsi una sola volta nella vita, ma la paura che torni può rimanere per tantissimo tempo, oppure possono presentarsi più e più volte con frequenza diversa da persona a persona.

Perché l'attacco di panico?

L'attacco di panico, al pari di ogni altro sintomo, è “il compromesso” che la nostra mente trova per “dirci qualcosa su noi stessi” che in altro modo non riusciremmo a sentire. Spesso alla base del panico vi è un conflitto tra due forze opposte che riguardano la paura e il desiderio di fare o non fare qualcosa, allo stesso tempo si vuole e non si vuole che una data cosa accada, si desidera e si teme con la stessa intensità. Ad esempio tra le angosce (inconsce ovviamente) che maggiormente ricorrono in chi è vittima del panico si trova spesso quella di essere abbandonato e/o invaso da una persona con cui abbiamo, o stiamo costruendo, un legame profondo. La relazione è avvertita come minacciosa o “inaffidabile” o perché viene vissuta nel costante timore di essere abbondanti o perché vissuta come ingombrante, ci si sente invasi e soffocati dalla presenza dell'altro.

O ancora il panico può essere connesso ad un evento traumatico, il cui ricordo in noi non è pienamente cosciente, e si attiva in situazioni simili a quella in cui fu vissuta l'esperienza di trauma originale.
Attraverso il lavoro psicoanalitico è possibile giungere a comprendere l'origine del panico.

Panico istruzioni per l'uso: come affrontarlo

Intanto va detta una cosa fondamentale, di panico non si muore, ma è estremamente spiacevole e altamente invalidante vivere con il panico. Pertanto è importate e soprattutto possibile affrontarlo.
Premesso che un colloquio con uno psicoterapeuta può rivelarsi fondamentale per comprendere quale possa essere il proprio percorso di cura (psicoterapia, con l'eventuale impiego di farmaci, o qualche seduta di consulenza psicologica), di seguito troverete alcuni accorgimenti che è possibile adottare nel momento in cui il panico sopraggiunge affinché si possano limitarne gli effetti stravolgenti.

Quando il panico ti coglie, ecco cosa puoi fare:

  1. Prima di tutto sappi e ricordati che passa, in genere la crisi di panico dura una decina di minuti poi i sintomi tendono ad affievolirsi. Anche se sembra non passare mai, PASSA.
  2. Respira. Quando i sintomi cominciano a manifestarsi ci si può aiutare a controllare la situazione attraverso la respirazione. Un buon modo “per respirare bene” è bere acqua a piccoli sorsi, inspirando mentre si sorseggia e espirando dopo aver deglutito. Bere aiuta a regolarizzare il respiro, respirare meglio favorisce la normalizzazione del battito cardiaco. Meglio bere da una bottiglietta ma l'importante è bere acqua (e non alcolici) a piccoli sorsi.
  3. Proteggiti, cercando un riparo in cui sentirti al sicuro, almeno un po'. Magari l'attacco di panico è arrivato mentre sei al ristorante, mentre guidi o mentre fai la spesa. In ognuna di queste situazioni, e in tutte le situazioni, è possibile trovare un rifugio. Se sei al ristorante vai in bagno, rinfrescati il viso e i polsi. Se sei in auto apri il finestrino e inspira profondamente dal naso, trattieni l'aria qualche secondo e poi espira lentamente e accosta l'auto appena puoi. Se sei al supermercato, lascia stare la spesa e esci, mentre cammini cerca di portare l'attenzione sui tuoi passi. Prova a concentrarti sul contatto del tuo piede/scarpa con il suolo. E respira sempre. Ricordati che, ovunque tu sia, naso e bocca sono sempre con te, usali.
  4. Cammina all'aperto. Fare due passi e prendere una boccata d'aria sono un altro modo per ridurre i tempi del panico. Prova ad ancorare la tua attenzione sull'aria, dove la senti: sul viso, sulle mani, tra i capelli, etc.
  5. Chiedi aiuto, non vergognarti. Proviamo a considerare l'attacco di panico come fosse un “piccolo” incidente. Per esempio, se sei in bici e cadi, o mentre cammini scivoli, e da solo non riesci a rialzarti non esiteresti a chiedere aiuto ad un passante, né questo si sottrarrebbe dal prestarti soccorso. Magari puoi sentirti imbarazzato certo, ma non ti vergogni. Ecco anche con l'attacco si è “caduti/scivolati malamente” e per “rialzarsi” si ha bisogno di una mano tesa che ci aiuti.
    Quindi quando “cadi nel panico” o “scivoli sul panico” chiedi aiuto: puoi dire a chi ti è accanto che non ti senti bene e se può accompagnarti fuori, oppure puoi telefonare a una persona di cui ti fidi e per te rassicurante (amico, partner, terapeuta, ecc) perché ti faccia sentire meno solo e “disinneschi” il panico rassicurandoti, parlandoti, distraendoti, dando ossigeno ai tuoi pensieri.

Insomma, anche quando il “demone” del panico si manifesta, sono tante le cose che si possono fare per “esorcizzare” l'angoscia e non esserne posseduti.

Passato l'attacco di panico è però importante potersi aiutare lavorando per liberarsi dal panico e dalla “paura della paura” che spesso lascia.

L'attacco di panico è una sorta di “eruzione psichica” di tutti pensieri che non riusciamo a canalizzare in forma definita (perché ingombranti, perché ancora informi), ovvero pensandoli consapevolmente e che non trovano uno spazio dove essere “stoccati o archiviati”. O ancora, il panico è dato dalle emozioni “afone” perché non abbiamo ancora le parole giuste per definirle e riconoscere, quindi comunicarle, esprimerle in primis a noi stessi ma anche agli altri. Il nostro dizionario manca del giusto termine.
Tanto gli uni, i pensieri, quanto le altre, le emozioni, sono in cerca di un contenitore in cui decantare e distillare: divenendo un pensiero elaborabile, pensabile e un'emozione definibile, dicibile.
Con la psicoterapia è possibile “mentalizzare” ossia imparare a pensare i pensieri dolorosi e a riconoscere le emozioni ad essi connessi che sono all'origine dell'angoscia che non trova altro modo di manifestarsi se non “eruttando” prepotentemente. 

La dr.ssa Guerra nel suo studio di psicoterapia a Rimini può aiutarti a capire da dove origina il panico che ti assale e a trovare il contenitore dove dare forma e definizione ai pensieri e alle emozioni ad esso connessi.

Dr.ssa Debora Guerra
Psicologo Psicoterapeuta Rimini

Dr.ssa Debora Guerra
Psicologa e Psicoterapeuta Rimini

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