La maternità è un processo fisico e  psichico che scuote profondamente ogni donna.
            Il diventare mamma va sempre e comunque  oltre a ciò che ci si era immaginato.
Quasi tutte le donne si  scoprono diverse dalla madre che avevano immaginato di essere.
            Di fronte a tale “scoperta” ogni donna  reagisce in modo diverso.
            C'è chi con atteggiamento curioso cerca di  conoscere la madre che è, osservandosi, ascoltandosi.
            C'è chi si ostina, più o meno  consapevolmente a ricalcare il modello di madre che aveva in mente e a cui si  deve conformare, anche se tale “abito” non è della sua taglia, sgridandosi di  continuo ogni volta che muovendosi in questo abito si sente scomoda, non può  che muoversi male.
Ma c'è anche chi viene profondamente investita e sconvolta dal diventare madre, e tutta la gioia immaginata è scalzata dalla realtà della paura, del senso di inadeguatezza e dall'immobilismo che la coglie dato dal non sapere che “fare” di questa creaturina che è uscita dal proprio grembo. Inaspettatamente essere madre è tutt'altro che una gioia.
E' importate sottolineare che tutte, ma proprio tutte, le donne nel diventare mamma attraversano un periodo difficile nei primi mesi dopo il parto. Questo è connesso al naturale sconvolgimento che comporta l'arrivo nella nostra vita di una creaturina completamente dipendente dalle nostre cure.
Per quanto nei mesi di gravidanza ci si  sia preparate al diventare mamma, leggendo libri, frequentando corsi,  confrontandosi con le altre madre, la nostra inclusa, la realtà è sempre cosa  diversa dall'immaginazione.
            Per cui immaginare che la nostra vita sarà  stravolta, che ad esempio non avremo più tempo per noi e “sportivamente”  sostenersi e incoraggiarsi dicendo che in un modo o nell'altro ce la faremo è  cosa ben diversa dal ritrovarsi poi nel momento in cui nostro figlio viene al  mondo e renderci conto che veramente questo esserino minuscolo “vampirizza”  tutto il nostro tempo, rivoluziona in toto la nostra esistenza e non possiamo  che sentirci in crisi. Tale crisi è fisiologica rientra nei processi di  adattamento ad una situazione così altamente impattante nella nostra vita.  Cambio di stile di vita, di orari sonno/veglia, di abitudini, e ridefinizione  degli spazi e dei tempi anche all'interno della coppia.
            Riuscire a trovare il proprio adattamento  alla maternità richiede tempi variabili da donna a donna.
Nei primi giorni immediatamente dopo il parto  va evidenziato che non di rado le neo mamme, passati i primi momenti di  “euforia” da ossitocina da parto, possono ritrovarsi a confrontarsi con  sentimenti di tristezza e profonda inadeguatezza, spesso accompagnati da  pianto.
            Sono le cosiddette “lacrime da latte”, o  “baby blues”, o “maternity blues” ossia una tristezza intrinsecamente legata al  riassestamento ormonale post parto.
            Tale situazione tende a risolversi  spontaneamente entro qualche settimana, in genere un paio, dal parto.
Altre condizioni invece non hanno una  risoluzione spontanea, ma possono evolvere in vera e propria depressione post  partum.
            Molto più spesso di quanto si creda la  maternità è un percorso estremamente complicato, lastricato di difficoltà e  sofferenze. La donna neo mamma è scossa nelle fondamenta della propria  identità.
            Sono poche le mamme che, riconoscendo in  se stesse i sintomi di una sofferenza che va oltre le proprie forze, riescono a  richiedere aiuto. Il pudore e la vergogna di “sentirsi” cattive madri, madri  sbagliate, le blocca.
            Attorno alla maternità, anzi all'essere  una “buona madre” ci sono tanti tabù e leggende che riguardano aspetti come  allattamento, crescita fisiologica, sonno, ecc.
            La madre che incontra il proprio  disorientamento, nel rapporto con la creatura che ha messo al mondo è prima di  tutto disorientata di fronte a se stessa e, come visto sopra, di fronte alla  madre che scopre di essere.
            Sin da piccole sentiamo parlare del  diventare mamma come un momento di assoluta e profonda gioia per ogni madre. In  effetti lo è per molte ma non per tutte.
            Quindi ritrovarsi invece tutt'altro che  contente, a volte addirittura inorridite dal nostro stesso bambino, non può che  creare sgomento.
            Nella depressione post partum  l'accudimento quotidiano del piccolo va oltre le proprie forze. La neo madre è  sommersa dalla tristezza, dalla fatica, dall'irritazione, non riesce a  riposarsi, nutre sentimenti profondamente contrastanti per il proprio piccolo  con viraggi improvvisi e incontrollabili: approcciandosi al suo bambino può  essere travolta da sentimenti di profondo amore che in un battito di ciglia  possono diventare odio sprezzante.
            E non possono non sentirsi spiazzate di  fronte a quanto accade in loro.
            Molte donne che soffrono di tale  condizione si ritrovano a sostenere il peso di pensieri inconfessabili che  attengono il proprio bambino.
            Nelle situazioni di estrema e grave  sofferenza depressiva alcune madri sentendosi disperate e riconoscendosi atroci  come madre pensano a come poter proteggere il proprio bambino. Alcune  situazioni di infanticidio trovano la loro origine proprio nel tentativo  estremo di salvare il proprio figlio da se stesse.
            Questa, come detto, è una situazione  estrema, l'assoluta maggioranza delle maternità difficili non ha tali tragici  epiloghi, ma necessita di essere riconosciuta nelle sue difficoltà e quindi di  potersi attivare per poter affrontare e superare la sofferenza che la  caratterizza.
E' possibile riconoscere quando una neo mamma è alle prese con una depressione? Certo è possibile. La depressione tende a manifestarsi in diversi modi, ma ci sono segnali inequivocabili che non possono non essere colti e che quindi possono lasciare intravvedere la sofferenza con cui è alle prese la neo madre.
Sono passati più di tre mesi dal ritorno dall'ospedale e la neo mamma continua a piangere, sembra essere poco interessata al piccolo o al contrario eccessivamente attenta, in maniera quasi soffocante, spesso è irritabile, dorme poco e male, oppure vuole solo dormire, è molto ansiosa, agitata in modo diverso da come poteva capitare prima che diventasse madre. È molto suscettibile per cui di fronte alle osservazioni può reagire in maniera spropositata piangendo o urlando.
 La madre stessa può riconoscere in sé i  sintomi di un disagio così come possono essere riconosciuti da chi le sta  vicino, partner, amici, famigliari.
            Rivolgersi ad un professionista anche solo  per un consulto, può risparmiare molta sofferenza a molte persone, in primis  alla madre e al suo piccolo.
Soffrire di depressione non significa essere una cattiva madre. La depressione è il “modo” che la nostra mente trova per dirci che dobbiamo prenderci cura di alcune parti di noi.
Diventare madre attiva tutto un dinamismo  psichico che trova la sua origine nelle nostre situazioni di vita passate. La  maternità costringe la donna a mettersi in discussione su molteplici aspetti di  sé. In un certo senso la maternità diventa una sorta di cartina di torna sole  del nostro “equilibrio personale” e può essere intesa come una sorta di  “irrisolti detector”. Ovvero tutto quello che avevamo messo “sotto il tappeto”  durante la nostra crescita personale nella maternità può trovare la sua  occasione per riemergere e ripresentarsi. La depressione può quindi  trasformarsi in un'occasione di confronto e lavoro su tali irrisolti al fine di  migliorare il rapporto con se stesse e di conseguenza anche la relazione con il  proprio bambino.
            Perché tale situazione possa diventare  un'opportunità di crescita è necessario non ignorarla ma al contrario  confrontandosi con essa. Rivolgersi allo psicologo può essere un primo  importante passo per capire come “potersi aiutare e farsi aiutare”.
Dr.ssa Debora Guerra
  Psicologo Psicoterapeuta Rimini
Dr.ssa Debora Guerra
      Psicologa e Psicoterapeuta Rimini
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